sabato 13 ottobre 2012

Vi spiego perché i summit della MMT di Rimini e Cagliari falliranno.

La MMT non attacca. Non da sola. Avrebbe dovuto diventare un collante per i tanti, troppi, gruppi di protesta ed invece, così com'è è una meteora già precipitata.



Ai summit ed alle conferenze tenute da Paolo Barnard ci viene magnificato lo splendore degli anni d'oro nell'Italia della Lira.
Ma cos'è cambiato da allora se non lo status giuridico del nostro Paese dopo i mille maneggi ancora in corso sulla nostra Costituzione che si traducono de facto nella compromissione della sovranità?

L'inizio di tutto o quasi si ha con il divorzio tra Banca d'Italia (successivamente privatizzata) e Ministero del Tesoro.

Quindi il più smaliziato degli osservatori potrebbe chiedere: allora se si ritorna alla sovranità monetaria e democratica, ovvero torniamo ad essere quelli di una volta, è fatta. 
Ma allora a cosa ci serve la MMT?

La MMT è un'ottima idea di strumento per la gestione della moneta e delle politiche monetarie nazionali ma c'è da chiedersi se per importanza non venga semmai anche solo immediatamente dopo la soluzione politica, visto che senza un ritorno alle origini della nostra Costituzione, o quantomeno al ripristino della sovranità monetaria essa è inapplicabile e visto anche che l'attuale cappio del debito è stato stretto attorno al collo delle democrazie attraverso l'azione politica anticostituzionale degli ultimi due governi.

Servono dunque due summit, uno a Rimini il 20 e 21 ottobre ed uno a Cagliari il 27 e 28 dello stesso mese per convincerci che invece la ricetta sia diversa.
Parte da qui la disfatta di un movimento destinato ad afflosciarsi come il tendone del circo di Dumbo.

Infatti già le donazioni sono scarse ed arrivano in ritardo. L'organizzazione degli eventi stavolta a dispetto dell'inaspettato successo del primo summit tenuto in febbraio arranca e la prospettiva di avere palazzetti strapieni di pubblico tramonta.
Com'è possibile dopo il grande successo di febbraio e dopo 8 mesi ininterrotti di copertura del fenomeno Barnard sull'ampio spettro del web e persino in tv e su RAI 2 a "L'ultima parola" di Gianluigi Paragone?
Come si fa a steccare in una situazione tanto favorevole per non dire addirittura ideale?
Forse la chiave di lettura non sta tanto nei supposti ostacoli individuati da Barnard (i giornali non parlano più di crisi dell'Euro e la parola 'SPREAD' tanto urlata per preparare il colpo di stato finanziario del novembre scorso è scomparsa dall'immaginario collettivo e quindi la gente non sente più il fiato sul collo) perché a queste condizioni gli stadi li riempi lo stesso (altrimenti come avrebbe fatto Grillo a fatturare 40 milioni all'anno a partire dal 2006?) ma piuttosto nella macchina che invece di consegnare a Barnard le chiavi d'accesso al rilancio di un'idea lo sta pietosamente appiedando.

E non intendo utilizzare argomenti come la scarsa capacità comunicativa dello stesso Barnard, o i controversi carteggi con l'amministrazione calabrese. Non parlo di arroganza e delle male parole usate nei confronti dei fedeli servitori della MMT di prima istanza, come li definirebbe lui. Nè userò la scusa della sua divenuta totale mancanza di rispetto verso la gente destinataria del suo messaggio se è vero com'è vero che in quel di Campodarsego (PD) attribuiva colpa della fallimentare questua pro summit di Cagliari agli impudici indigeni isolani a suo dire abitanti di una regione inutile - con buona pace del n°2 (sui 3...cento) e co-produttore del disastro; Daniele Basciu facente parte della stessa immonda genia natale.
Parliamo del disastro dovuto sostanzialmente ad auto-referenzialità, miopia ed incapacità, ma mi verrebbe da dire, impotenza strategica.

Gli MMTers italiani sopravvissuti ai licenziamenti del para-guru, ribattezzati da Paolo Barnard i "300" per elogiare quelli che lui ritiene gli irriducibili, ovvero i soldatini ubbidienti che eseguono senza rompere - in riferimento ai 300 spartani periti nella battaglia delle Termopili nel 480 a.C. -  in realtà letteralmente in 3 e basta (Barnard, Basciu, Provenzale rispettivamente il padrone, la macchina da guerra ed il grafico che non sbaglia un colpo) stanno sbagliando tutto: Strategia, obiettivi, target, contenuto e linguaggio.


Strategia

L'idea è stata quella di propag(and)are il movimento attraverso la spinta dei piccoli imprenditori italiani (a dire il vero solo una manciata raccolta in una piccola parte del nord Italia) perché costituenti l'ossatura del cosiddetto Sistema Italia.
Niente di più campato in aria.

A parte il fatto che non è detto che l'ossatura sia sana ed in buone condizioni, ma poi tutto si basa sull'errato presupposto che i piccoli e medi imprenditori abbiano le palle e siano in grado di invertire la rotta del Paese.

Fermo restando il principio che esistono persone capaci in tutti i settori produttivi ed intellettuali del Paese faccio una riflessione improntata anche sulla conoscenza diretta.
Innanzitutto il fatto che gli imprenditori nostrani siano anche la categoria in maggiore difficoltà lascia intendere che siano stati tra i meno lungimiranti e da qui due considerazioni:

1 assieme ai grandi imprenditori non hanno saputo gestire la delocalizzazione che è stata sia di tipo industriale che di tipo intellettuale consegnando il nostro cosiddetto know-how ai paesi emergenti. Oggi nostri fornitori ed egemoni commercialmente parlando.

2 Non si sono dimostrati una categoria tanto capace da essere in grado di gestire nemmeno il proprio voto alle politiche degli ultimi trent'anni badando esclusivamente al prorpio miope interesse immediato (come tutti gli altri del resto) ora vogliamo mettergli in mano il Paese?

Forse Barnard ha preso un abbaglio credendo di poter sostituire con l'attuale classe produttiva quella classe borghese illuminata che invece non esiste più.

Gli imprenditori scelti da Barnard non incarnano affatto la tradizionale spinta culturale e programmatrice di tempi prosperi per tutti che invece è sempre stata la borghesia - motore di rivoluzioni messe in mano al popolo dopo una teorizzazione intellettuale - ma piuttosto sono dei normali cittadini, generalmente piuttosto individualisti.
MAI SCESI IN PIAZZA nella storia italiana e forse mondiale ma piuttosto inclini a restare in pantofole davanti alla tv a dare del comunista a chiunque alzi la testa contro il potere o a frequentare ambienti di 'classe' con annesse cene di categoria, essere imprenditori non significa automaticamente essere capitani coraggiosi, specie se improvvisati o ereditieri di aziende appartenute al padre o al nonno.

Ma poi quale sarebbe il valore aggiunto (abusando del gergo mercantile) che gli imprenditori avrebbero portato alla MMT italiana? Quali sono le loro idee? Hanno un loro progetto politico di rilancio indipendentemente enucleato o si sono accodati al carrozzone e stop?

Insomma negli 8 mesi che hanno seguito il primo summit in che cosa la MMT italiana si è arricchita ed ha prodotto? Che aspettative ha saputo soddisfare e che fatti ha messo sul piatto che ora chiede ai cittadini ed agli imprenditori di riempire di euro (rispettivamente 40 e 100) per la realizzazione degli imminenti remake di Rimini e Cagliari?
Tutto fa supporre che i prossimi ripudiati saranno proprio gli imprenditori incapaci persino di fare numero.

Nei suoi convegni Barnard glissa immancabilmente sulla questione politico-istituzionale considerandola evidentemente accessoria ed incentra gli eventi sulla spiegazione di aspetti finanziari e monetari ma senza mai fare un discorso equilibrato con la questione giuridico-costituzionale che dovrebbe governare il cambiamento.
Perché mai i temi legati alla moneta ed alla speculazione sul debito conditi da capitoli di complottismo seppur ben documentati dovrebbero essere sufficienti a chiarire il percorso che uomini e donne dovranno intraprendere per tentare di liberarsi?

Perché non convogliare all'interno del movimento anime tradizionalmente predisposte al cambiamento come i movimenti operai e gli studenti in queste settimane stabilmente in piazza assieme ai cittadini assiepati intorno al Parlamento e bersaglio delle manganellate?
Ci avete visto qualche imprenditore prendere le manganellate? Io però ho visto 100 mila studenti organizzarsi in 24 ore e scendere in 90 piazze italiane con un bel carico di carote anziché strumenti di reale conoscenza nelle mani - metà del lavoro però l'avevano fatto, altro che 200 imprenditori che vanno ad un summit.
Perché ridurre anche la MMT ad esempio elitario di gestione della conoscenza quand'anche non diventasse di potere esattamente ricalcando il sistema che dichiara di voler combattere?
Perché Barnard preferisce legarsi anziché a chi sta cercando di reagire magari ciecamente, alla categoria dei suicidi che trovano anche nel gesto più estremo intimo riparo nell'individualismo più isolato?

Sarai anche imprenditore ma prima bisogna vedere come lo sei diventato, di che pasta sei fatto e se hai sale in zucca, ma soprattutto quanti ce ne sono di capaci nel serbatoio del movimento.
A giudicare dalle iscrizioni ai summit si direbbe assai pochi.
E quanto più questo errore di valutazione strategica si è venuto a dimostrare marcato, tanto più l'oggetto del summit ha assunto i connotati di un evento autoreferenziale ed autocelebrativo.

Ecco perché a Rimini e Cagliari ad ottobre assisteremo a due autentici flop.


Messaggio

Per poter cantar vittoria i 3… cento avrebbero dovuto portare ai summit almeno tra i 5.000 ed i 7.000 partecipanti. Come minimo. Ed a conti fatti la soglia può essere raggiunta soltanto rendendo gratuito l'ingresso (il che non sarebbe nemmeno sbagliato) a patto di saper far campagna informativa capillare.

Dopo otto mesi di esposizione sui media Barnard avrebbe potuto accontentarsi di un gruppo organizzativo anche di minima efficienza per raggiungere in surplace il risultato necessario. Sarebbero bastati una adeguata promozione e soprattutto attività concrete che dimostrassero che attorno nella MMT gruppi ed individui avrebbero potuto trovare il volano di un movimento più ampio, consapevole ed incisivo.
La macchina organizzativa c'era ed era esattamente la stessa, più eccellenti rinforzi, che fu in grado di portare 2.000 persone al summit di febbraio partendo dal nulla. Lo zero più assoluto.
Paolo Barnard l'ha prima licenziata e poi ostacolata in tutti i modi persino con l'arma della diffamazione.
Questo atteggiamento ha letteralmente spaccato in due il movimento e sedato sul nascere sia la promozione dei summit ad opera dei reietti sia la divulgazione della MMT perché ritenuto (sempre dai 3... cento) fatta in modo poco aggressivo.
Così la maggioranza degli attivisti insospettita dagli equivoci botta e risposta tra i "300" ed i "licenziati" è rimasta ingessata nel dubbio.

Nessuno ha mai tolto a Barnard i suoi meriti ma proprio su questo punto, sul quale egli stesso ultimamente danza narcisisticamente sui palchi dei teatri e delle assemblee in tutta Italia, viene da chiedersi, beh Barnard, tutto qui?
Se introduci delle importanti novità sostenendole con una autorevole indagine storica e poi la castri, la depotenzi vincolandola alla tua immagine ed ai tuoi veti non fai altro che riciclare il modello di gate keeper già di Beppe Grillo. O sbaglio?


Target

Estromessi gli ottimi economisti del primo summit (tra cui la splendida e da tutti attesissima Stephanie Kelton - letteralmente il motore del primo e vento), estromessi gli studenti, estromesse le categorie dal classico fiuto per il cambiamento come quella operaia e senza aver mai sedotto di striscio i 'cervelli' non restava che far fuori gli attivisti disallineati dal para-guru ma per fare cassa - obbiettivo summit - erano comunque necessari i "ratti" detti anche "topi di fogna" ovvero i fans ed i volenterosi in buona fede.
Ma a quale scopo se i destinatari di tali iniziative erano sempre i 2.000 del primo summit?

La cosa insospettisce molti, il messaggio è che bisogna fare cassa. Incassare ad ogni costo.
E le attività? I fatti concreti con i quali tentare di scardinare il sistema della corsa verso il disastro?


Contenuto e linguaggio

Non fosse bastato tutto questo i 3… cento con a capo il grafico provetto che non sbaglia un colpo sciorinavano una campagnuccia di "sensibilizzazione" in tono horror.
Senso di colpa, provocazione ed aggressione del destinatario diventano il sunto del messaggio.

E badate bene che la campagniuccia viene condotta sostanzialmente su Facebook in barba all'ordine del para-guru condito da altezzosa denigrazione dell'attività da tastiera.

Contemporaneamente nella mailing list di reimpresa e gli altri imprenditori (rimpinzata periodicamente da indirizzi di posta elettronica rubacchiati qua e là senza il consenso dei proprietari, tanto per rimpiazzare la moltitudine di chi chiede di essere depennato e lasciato in pace)  tutto trascorre da settimane con incredibile ritardo basandosi sulla tanto detestata (dal para-guru) attività da tastiera (ma li legge i messaggi che vi circolano dentro?).
C'è però da sottolineare l'aggravante che nella mailing list in oggetto è un continuo fluire di video ed articoli vetusti, direi ormai anacronistici, ed ancor peggio messaggi di un patetico infantilismo stratificato sopra al qualunquismo imbarazzante di chi non ha la minima percezione della realtà (e della lotta di classe).

E questi sarebbero i 300 ovvero l'ossatura dell'Italia che produce pronta a lanciare dardi infuocati contro il sistema.


Risultato

E così anche loro, gli imprenditori, inscatolati nella loro mailing list, si isolano dal resto del mondo e del movimento in cui dovrebbero invece immergersi benché da Democrazia MMT giungano ripetuti inviti a partecipare alla luce del sole alle attività ed alle proposte assieme agli altri attivisti.

Per farla breve all'interno della scatola che contiene la giostra presentata a Rimini da Barnard con effetti speciali, video di impianto horror-depressivo  troverete solo istruzioni teoriche e del tutto incomplete (il famoso manifesto - ma anziché arrivarci in 8 mesi non sarebbero stati sufficienti 8 minuti di interviste agli esperti della MMT?) per costruire la quale non mancano economisti, monetaristi ma mancano giuristi, costituzionalisti ed attivisti; ovvero tutta gente che è stata licenziata dal padrone della baracca o mai considerata.

Eh si perché se hai messo in piedi un movimento di portata nazionale cos'altro ti serve?
Dei relatori competenti, possibilmente esperti in "materia nazionale", in grado di fornire una consulenza operativa sul campo accanto a politici capaci ed onesti che portino il Paese fuori dal disastro in maniera operativa (vedi il caso Argentina).

Invece adesso che Barnard ha preso tutti i migliori a calci nel culo; dopo essersi inimicati quei pochi esperti (davvero) capaci di comunicare, a chi mettere nelle mani tali e tante istruzioni per la ricostruzione della democrazia in Italia?
Ma agli attuali partiti ovviamente perché 8 mesi se ne sono andati per farsi terra bruciata attorno e non c'è più tempo per costruire un movimento politico antagonista specie partendo dai 3… cento.

La MMT non attacca. Non da sola. Avrebbe dovuto diventare un collante per i tanti, troppi, gruppi di protesta confinanti ma autisticamente sgomitanti tra di loro ed invece, così com'è è una meteora già precipitata.
Una teoria economica e monetaria da sola non ha alcun appeal e non riesce ad appassionare la gente così come non può interessare quelle elite di mezzo destinate ad essere travolte dal fango ed ancora forse in grado di muovere qualche leva del cambiamento.

Perché così com'è la MMT italiana non è credibile.







mercoledì 7 marzo 2012

Daniela Arcidiacono antidemocratica di Movimento Democrazia Diretta.

Adescano in rete per fare numero e censurano i commenti non allineati। La mia esperienza personale con il sedicente movimento democratico del prof. Riccardo Calantropio.

Mi adescano su Facebook perché dimostro di aver preso parte al summit della MMT tenutosi pochi giorni prima a Rimini.
Mi iscrivono senza chiedermi il consenso al loro gruppo su Facebook denominato Movimento Democrazia Diretta dopo di che, l'utente che si è occupata della faccenda scompare senza più lasciare traccia.

Inizia così mia esperienza con il sedicente democratico Movimento Democrazia Diretta.

Mi chiedo ora se quelli di Movimento Democrazia Diretta, il movimento promosso dal prof. Riccardo Calantropio, adeschino in rete giusto per fare numero per proporsi come forza politica - forte di questo numero appunto - con una gerarchia interna già decisa ed imbastita sul servilismo.


All'inizio tutto bene

All'inizio tutto bene. Esprimo il mio parere circa due o tre discussioni in atto sulla pagina di Fb del movimento e presto mi trovo un sfilza di "mi piace" da parte di vari partecipanti alle discussioni, prima tra i quali Daniela Arcidiacono che inizia un positivo scambio di idee che si sposta poi in privato dato che non capisco come mai sono stato coinvolto.

Voglio vederci chiaro.

Fin da subito non condividevo il tono troppo politico di un altro utente, al che avevo espresso immediatamente di essere cancellato dal gruppo, non in polemica con quello ma per il semplice fatto che non mi andava di discutere sulla base di archetipi ideologici da era del Pleistocene.

Daniela Arcidiacono mi imboniva al fine di trattenermi nel gruppo, segno forse che la mia dialettica ed il mio pensiero erano di un minimo valore nell'economia della discussione e per il gruppo stesso.

Daniela dichiara di essere docente e ricercatrice di bioingegneria presso il Politecnico di Milano.
Trovo molto interessante parlare con uno scienziato e mi dimostro interessato anche alle altre branche socio-politiche a cui partecipa.

Si occupa anche di politica spacciandosi per democratica anche se a modo tutto suo; come vedremo.


La falsa democratica del Movimento Democrazia Diretta

Stamattina accedo a Facebook e ricevo l'avviso che Daniela ha postato un nuovo argomento.
Leggo che si tratta di un pezzo reperito sul web che dimostrerebbe che sempre più italiani prediligono il governo tecnico al governo politico.

Daniela commenta che, in sostanza, il tecnico sia in effetti l'ideale per governare un paese perché, non si capisce in base a quale principio, farebbe sempre l'interesse della comunità e non cadrebbe nel vortice della corruttela, inaugurato da Craxi, fatta di favori e bustarelle.

Io dissento solo in parte e con commenti del tutto civili e pacatissimi espongo la mia idea, utopistica ed opinabile finché si vuole, ma ritengo motivata e degna di rispetto.

Dopo un po' Daniela Arcidiacono mi risponde tramite messaggio privato.

Rimango basito e fortemente scosso per la smisurata arroganza, l'assoluta rozzezza e la gratuita prepotenza di una persona che si era presentata in maniera amichevole e costruttiva.

Sentite cosa mi scrive, ben distante dagli occhi indiscreti dei suoi lettori, con un italiano un po' stentato (non usa le maiuscole, sbaglia la punteggiatura, erra la coniugazione di un verbo e mi dà de lei e poi del tu - non male per una docente di Ateneo):


ok..però cerca di non contraddirmi......specialmente nel mio gruppo
qui siamo per lavorare e non al bar, in cui dice le prime cose che le passano per la testa
non è il tuo campo la politica e si capisce subito


Rimando alla fine la mia risposta.

Ci rimango veramente male perché stavo iniziando a fidarmi.

Ora traduco il suo messaggio.





1) Io sono l'autorità incontestabile sia per te (a prescindere) che per chiunque stia nel mio territorio e non ti dato di mettere in discussione il mio verbo soprattutto davanti agli altri.
Non hai spazio. Nel mio gruppo io sono una leader e non ti permetto di mettere in discussione la mia leadership di fronte a chicchessia ed il dogma di infallibilità della sottoscritta perché nel mio territorio comando io e si dice solo quello che piace a me.


2) Qui non si chiacchiera ma si lavora alla costruzione di un movimento politico in cui non è prevista la condivisione di opinioni ma solo l’elezione a leaders dei soggetti universalmente (almeno in questa cerchia) riconosciuti come autorità.
Inoltre il progetto non prevede la pubblicazione di idee ma l’illusoria adesione democratica ad un gruppo i cui programmi vertono su altri principi.

3) Tu non capisci un cazzo quindi stattene zitto (ma come mai allora tanti elogi sino al giorno prima da parte sua?).
La politica non si basa sulle idee ma sulla pragmatica presa di coscienza che ci si deve accontentare del meno peggio (questo era palese sin dalle discussioni dei giorni precedenti), pertanto non sei nel luogo adatto a discutere di utopie.

A questo punto le rispondo come sotto e pubblico, previo avviso, che pubblicherò il nostro scambio privato in tutte le pagine a cui sono stato iscritto, stavolta da parte sua ma sempre senza il mio precedente consenso ed lo comunicherò ai miei contatti nel movimento per la MMT.

Ovviamente Daniela fa piazza pulita di tutto.

Non paga Daniela Arcidiacono mi scrive in chat (sempre in privato) che tanto chi la conosce la sa valutare (come se la cosa non fosse identica per me) badando bene dal non lasciarmelo sottolineare in quanto mi impedisce, tramite il filtro di Facebook 'imposta democratica censura' , di risponderle. Come se in internet potesse continuare a mentire pur di fare proseliti.





Ovviamente è sottinteso che chi la conosce deve per forza passare per le informazioni che lei stessa lascia trapelare sul suo conto; ed ecco il motivo di questo mio articolo.

Concludo che se Daniela Arcidiacono ha cancellato le mie idee anziché discuterle e cassarle eventualmente dopo una serie di motivazioni valide e ha bannato il sottoscritto immediatamente dopo (cioè prima di scrivermi in privato) ne consegue che non sia accaduto per la scarsa qualità del mio pensiero ma piuttosto per la scomodità del veder messa in discussione la sua convinzione indifendibile e, soprattutto a sua dogmatica autorità.

Adesso Daniela Arcidiacono ti conosciamo ancora meglio e chi non ti conoscesse ancora potrà accorgersi anche di questa mia personale e documentabile interpretazione della tua figura cercando in internet.

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Risposta a Daniela Arcidiacono al suo messaggio privato in Facebook:

Ma come ti permetti???
Ipocrita del cazzo.

Innanzitutto non ho contraddetto nessuno, a parte la tua stronzata secondo la quale un tecnico è onesto e fa l'interesse della comunità.

Secondo, ho soltanto espresso la mia opinione.

Se sulla TUA pagina non vuoi essere contraddetta scrivilo da subito o blocca i commenti degli altri.

Se per te sono uno stupido che scrive la prima cosa che gli passa per la testa evita di chiedermi l'amicizia su FB e di iscrivermi alle pagine a cui non sono degno di scrivere.

La politica non è il mio mestiere ma evidentemente è il tuo che ti travesti da democratica per fottere le persone (vedi la cancellazione del nostro scambio di …. 'opinioni' e la mia bannazione senza PRE avviso come quando si è trattato di iscrivermi) con le tue sparate per imbonire chissà chi imponendoti con la tua del tutto presunta autorevolezza.

Ti intimo di togliermi immediatamente dalle tue liste a cui non ho chiesto di partecipare.
Farò tesoro del tuo cordiale avvertimento in seno al progetto MMT segnalando te e le persone del tuo gruppo che hanno partecipato al summit di Rimini.
E' sempre positivo sapersi tenere in guardia da persone come voi.

P.S.
Ad onore della trasparenza questo scambio lo pubblico, eccome, sul tuo profilo.

giovedì 26 marzo 2009

Perché l' embargo adesso?

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO
Nessuno ha chiesto ancora l'embargo dei prodotti cinesi. Eppure Amnesty e Internet forniscono due ottime ragioni per farlo. La Cina è responsabile del 72% delle esecuzioni capitali nel mondo nel 2008: 1.718 su 2.390. La Cina sta applicando in modo scientifico la censura su Internet. E' un esempio per tutti i governi per la repressione del diritto di informazione. Da lunedì YouTube è oscurato in Cina. Il motivo, secondo la BBC, è un video con il pestaggio di monaci tibetani da parte di soldati cinesi. Le imprese italiane che "delocalizzano" in Cina sono due volte colpevoli. Perchè esportano lavoro e perchè finanziano una dittatura.


IL MIO COMMENTO

Quando queste cose le diceva la Lega non andava bene e tutti giù a fare la solita ironia.
Ora cos' è cambiato?
Come mai adesso questi discorsi si possono fare?
L' embargo avrebbero dovuto farlo i cittadini responsabili ma anche informati.
L' embargo lo si fa se le etichette sui prodotti parlano chiaro e dicono la verità.
Invece le banche ci stanno costringendo a farlo, riducendo il nostro potere d'acquisto e dopo aver spinto la globalizzazione che ha fatto sparire le nostre piccole aziende e la produzione locale.

domenica 15 febbraio 2009

PIL




L' incipit dell articolo 1 della Costutizione italiana recita testualmente:
" L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.".

Si passa così da una dittatura assoluta, come quella fascista, ad una dittatura "democratica" : quella del business che getta le basi del consumo a cui tutt' oggi veniamo spronati.

Il PIL è un indice che dice che è ricco non colui che vive nel benessere, ma chi può spendere e consumare. Si basa su tutto quanto produce denaro.

Non ricchezza.

Cos è la ricchezza? Cos' è il denaro? Riusciamo a scindere le due cose?

Colui che è felice, ama, si gode il proprio tempo, matura, cresce, conosce, è necessariamente ricco di denaro? E se fosse un povero?
E chi invece prospera economicamente si può dire senza esitazioni che ha lo stesso benessere del povero?

Chi dei due è il ricco? Chi il povero?
Il PIL è dunque una misura del benessere o soltanto un indice del giro di denaro che ci ruota attorno? Che ci fa spendere il nostro tempo a lavorare.

Quello che prima era un popolo che per centinaia di anni si era basato concettualmente sulla cultura, l' arte ed il sapere illuminato della coscienza si tramuta in una macchina di produzione di cui andare fieri, anzi di fronte alla quale prostrarsi in segno di rispetto.

In breve il dio lavoro (accessibile a chiunque, pure a chi non ha neuroni sufficienti per contribuire alla causa che fu prima del rinascimento e dell' illuminismo poi) può sentirsi degno, anzi fiero.
Si perché da questo momento anch egli esiste.


A scuola mi venne inculcata questa aberrante frase quale baluardo di libertà e nobiltà:
"Il lavoro nobilita l' uomo"

Cosa direbbe di questa frase Michelangelo, colui il quale più e meglio di chiunque altro ha interpretato l' uomo nella sua sofferenza e nobiltà nella forma e nella sostanza ideali?
Come se l' uomo di per sé non fosse già nobile in quanto ad immagine di Dio. O se vogliamo per ciò che è nelle sue potenzialità. Come se non fosse che il peccato a renderlo fallibile e fragile sotto il peso morale di essere la creatura imperfetta perché legata al materialismo.


Fare la prova di ciò che l' uomo si è ridotto ad impersonare è semplice. Basta rivolgersi a qualsiasi relitto umano che si spende la pensione al bar e troverete SEMPRE qualcuno fiero di essere lì. Perchè se l' è guadagnato con il sudore della fronte e ciò basta a dargli il diritto di giudicare benché, se questo mondo è così, è grazie anche a lui ed alla sua generazione.
Non ha più forze per lavorare ma allora che ne resta di lui?
Che cosa produce una mente che non ha mai funzionato e prodotto idee, ora che la forza è perduta?
Cosa può insegnare, tramandare ora che si trova nell' era del digitale e non sa nemmeno accendere un computer?
A chi o a cosa serve?
E' un inutile rudere. Disarmato e disabile. Se fosse parte della natura questa lo estinguerebbe.
Perché la natura è spietata (non crudele) e mantiene di sé solo ciò che è rigoglioso, produttivo, vivo.

Ma l' uomo è diverso. L' uomo ha pietà, aiuta, mantiene, procrastina e conserva chiunque ancora oggi consenta la sopravvivenza del sistema basato sul consumo e la spesa.
E chi è inutile diventa indispensabile sia perché produce PIL, sia per lavare la coscienza collettiva affinché non debba mai ammettere che ha ridotto l' uomo ad uno spreco.

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venerdì 23 gennaio 2009

Lassù qualcuno pensa anche a te.




Quando si tratta di informarsi su argomenti seri nessuno se ne occupa, nemmeno quando in ballo c' è la salute ed il benessere inteso al di fuori del lato economico.
Sino a quando non intacca il nostro patrimonio tutto viene lasciato a sé.
Perché tutto è pesante, noioso e chissà come mai diventa anche procrastinabile e si crede che debba interessare solo il prossimo.

Ci si accorge dopo che... e la colpa è sempre di qualcuno che avrebbe dovuto occuparsi del problema quando non lo riconoscevamo come tale.

Perché faceva comodo far finta di ignorare.

Soltanto allora si fanno nomi di politici, magistrati, maghi e fattucchiere.
Si invocano i tutori della nostra sicurezza (per lo più dei nostri interessi).

Il passo successivo è quello di spronare la gente a riunirsi ed a porsi il problema ed a protestare e manifestare. Ma soltanto dopo che NOI veniamo coinvolti.
Di colpo diventa una buona causa ed è scandaloso che la gente non si muova.
Se non lo fa forse è soltanto perché a questa non è stato ancora arrecato alcun danno.
Ma allora perché scandalizzarsi? E' giusto che sia così.

Ma ognuno è responsabile verso sé stesso in prima persona e raggiunta l' età della ragione non dovrebbe affidarsi a nessun altro.

martedì 13 gennaio 2009

Senza titolo




Incomincio senza parole.